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Oggi vi presentiamo la seconda parte delle nostre riflessioni su Chat GPT, uno strumento ancora “acerbo”, da scoprire e utilizzare nel modo giusto. Ti sei perso il primo articolo su Chat GPT? Nessun problema, leggi qui! 😎

Tante le potenzialità, quante le preoccupazioni. Dalla violazione del diritto d’autore al cybercrime, eroi e antagonisti in un’arena che cambia giorno dopo giorno, a volte anche solo dopo poche ore.

Una situazione che sembra preoccupare anche i più “skillati”, come uno dei “Padri di Internet” (Jennifer Elias) Vint Cerf, che invita a non affrettarsi ad investire in AI solo perché è un “argomento caldo” perché in molti casi il problema sono le persone e il modo in cui utilizzano le tecnologie, e l’umanità è avida ed egoista. Questo è ciò che emerge dal suo messaggio, che sembra riferirsi ad un’umanità spaccata in due: corrotti e vittime.

Oggi parliamo di posizioni divergenti, di umanità, dei possibili competitor e di come stanno cambiando le regole del gioco con l’avvento dell’AI generativa, o forse, per alcuni, degenerativa.

Dubbi, paure e perplessità su Chat GPT: da che parte stare?

Nonostante sembra essere entrato nelle nostre vite con con un’enfasi simile all’ingresso di Maradona al Napoli, Chat GPT sembra avere anche un lato oscuro che preoccupa molti

Ora che la versione Pro è arrivata anche in Italia – nonostante attualmente sia solo un upgrade per “saltare la fila” per così dire – sembra che le cose si stiano muovendo nel verso giusto. Il tutto alla modica cifra di 20 dollari al mese. Ma alla fine chi vincerà tra entusiasti, pessimisti e indifferenti? 

Le preoccupazioni sono molte e già da qualche tempo si sta discutendo sull’ammissibilità di questi strumenti in ambiti come la scuola. Australia e lo Stato di New York, ad esempio, ne hanno già vietato l’utilizzo per elaborati, tesine e lavori accademici in genere.

Un’altra preoccupazione è legata ad alcuni aspetti giuridici e in particolar modo alla questione copyright, tema da sempre molto caro a ogni categoria di creator. Il fatto stesso di vietare Chat GPT come supporto all’apprendimento si può considerare come un’estensione delle preoccupazioni sulla violazione del copyright e del diritto d’autore. Si teme anche che col successo crescente dell’AI generativa possa aumentare anche il rischio di fake news, disinformazione generalizzata, polarizzazione delle opinioni e diffusione degli estremismi, con evidenti preoccupazioni per temi delicati quali la sicurezza e la democrazia.

Non a caso – e pensiamo sia davvero la cosa più giusta da fare in un contesto ancora così incerto – si è già iniziato a parlare di programmi in grado di distinguere tra testi generati da Chat GPT e da un umano. Anche perché tra un po’ rischiamo di essere inondati da nuovi “falsi autori”: leggere per credere

Per questa ragione a noi viene un pensiero molto semplice: non sarà che, nel 2023, sia davvero giunto il momento di imparare che, parallelamente allo sviluppo di una nuova tecnologia, venga sempre previsto in contemporanea lo sviluppo di una regolamentazione annessa? Un po’ come fossero le istruzioni di un nuovo gioco, o il foglietto illustrativo di un nuovo farmaco. 

No perché, giusto per fare degli esempi:

  • abbiamo visto l’avvento di internet e il successivo bisogno di regolamentare ciò che si può e non si può dire, di ciò che si può fare e non fare sul web; 
  • abbiamo visto l’avvento dei social network e l’evoluzione – di molto successiva – delle questioni legate a privacy e trattamento dei dati personali, che è avvenuta solo quando era palese che questi avessero un controllo totale su di noi e sulle informazioni che ci riguardano; 
  • abbiamo visto un primo passo verso il metaverso – btw, che fine ha fatto? – e già si intravedevano i primi problemi di molestie e violenze, senza che ancora ci fosse alcuna regolamentazione e forse nemmeno un vero e proprio metaverso. 

Lo standard, ad oggi, è sempre stato: prima viene la tecnologia e molto dopo la sua regolamentazione. Nel mezzo quasi tutto è lecito e nulla è definito. È un po’ come pensare che mondo digitale e mondo reale siano due rette parallele, due luoghi distinti e poi, un bel giorno, rendersi conto che così non è…

Nonostante dubbi, paure e perplessità siano molte, una cosa in particolare ci ha fatto sorridere. Un apparente senso di eticità e giustizia proprio da parte di Chat GPT.

Trattandosi di una cosiddetta “friendly AI” (in grado di contribuire al benessere della comunità) Chat GPT blocca sul nascere qualsiasi tentativo di abuso per fini tutt’altro che buoni. Per essere scrupolosi fino all’ultimo, abbiamo messo alla prova anche questo. Guardate: 

C’è però un MA “etico” molto più profondo, che le risposte eticamente corrette di Chat GPT non risolvono. Nonostante le policy e il sistema di “filtraggio” dei contenuti di Chat GPT vietino di usare lo strumento per “scopi illeciti”, già si è iniziato a parlare anche di cybercrime da intelligenza artificiale. È già stato ampiamente dimostrato da alcuni addetti ai lavori come sia possibile aggirare questi filtri, con tecnicismi di settore, per usare Chat GPT a scopo criminale, con evidenti rischi per persone e aziende.

Solo Chat GPT?

Nel momento in cui scriviamo questo articolo, questa è notizia già vecchia e di dominio pubblico: le grandi tech company non sono rimaste di certo con le mani in mano in questi mesi. 

Google con Bard, Microsoft con l’integrazione di Chat GPT applicata a Bing: i top player del mercato tecnologico stanno combattendo giorno per giorno una battaglia “intelligente”  per sfruttare la nuova tecnologia per le loro piattaforme, già complete, diffuse e orizzontali, soprattutto nel caso di Google.
Ma non finisce qui: ChatSonic, Jasper e DeepL Write sono solo alcune delle alternative a Chat GPT.
Nei prossimi mesi il panorama dell’AI generativa potrebbe essere nettamente più popolato di quanto non sia adesso, eppure Chat GPT – di già – non è più solo, ma c’era d’aspettarselo.

Notizie recenti, inoltre, mostrano un crescente impiego dell’AI nei social media, a dimostrazione del fatto che tutto ciò di cui abbiamo parlato è destinato a diventare – davvero – il nostro pane quotidiano.
Infatti, a febbraio Mark Zuckerberg ha annunciato un nuovo gruppo di prodotti Meta basati sull’AI generativa.
Nello specifico, il team dedicato sta lavorando alla costruzione di nuove esperienze a livello di testo per quanto riguarda Whatsapp e a nuovi filtri sul fronte Instagram, oltre a nuovi possibili formati per gli annunci a cui siamo ormai abituati.

Insomma, tutti strumenti e upgrade creativi in grado di amplificare ancora di più la user experience all’interno dei social network.
Ma, anche in questo caso, non finisce qui! Infatti, anche altri stanno integrando ChatGPT sulle loro piattaforme, come Shopify ma soprattutto Snapchat, che si sta dotando del suo personale Chatbot “My AI”, che integra ChatGPT nella piattaforma e sarà disponibile per gli utenti abbonati a Snapchat Plus per potenziare il livello delle loro conversazioni sul social network.

Conclusioni

Per concludere in modo forse un po’ romantico, un po’ in controtendenza con lo pseudo-terrorismo psicologico che sentiamo giornalmente: non crederemo mai che Chat GPT possa sostituire l’uomo, ma che piuttosto – appunto – possa e debba essere utilizzato come un valido supporto al nostro lavoro, al nostro apprendimento e al miglioramento personale e lavorativo.

E anche se sei davvero fantastico, caro Chat GPT, e vogliamo continuare a conoscerti, ma l’uomo resterà sempre la nostra tecnologia preferita.

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